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IL TIANGANGTUI

天罡腿 in Wade-Gilles "T'ien kang t'ui" (in Cantonese Tin gong teui)
Di Marco Alessandria

 

Alessandria Marco, PhD ha un lungo percordo accademico e professionale e coniuga le sue conoscenze con la grande passione per la pratica delle Arti Marziali Cinesi che si é concretizzata negli ultimi 25 anni in quella che è definita Scuola di Chang Dsu Yao. Questo articolo vorrebbe essere una sintesi tra le sue conoscenze professionali e la pratica di questa tecnica di gamba come avviene all’interno della scuola da lui frequentata. Per maggiori informazioni su di lui potete visitare il suo blog: http://www.studioscienzemotorie.it/lo-studio/curriculum-vitae
 

Il Tiangangtui è una tecnica di gamba, tipica di molti stili, nel mondo delle arti marziali cinesi. In gergo tecnico si potrebbe definire come uno “slancio per avanti della gamba” (fig.1).

Fig.1

L’obiettivo del calcio, è quello di colpire il bersaglio con la regione calcaneare durante la fase discendente dalla gamba (generalmente viso o apice clavicolare del trigono laterale del collo – la zona cerchiata in rosso nella figura 2) , ciò diventa possibile atteggiando in estensione il piede dell’arto inferiore che calcia. In alcuni casi, è possibile colpire durante la fase ascendente della gamba e, la regione che entra in contatto, è la regione tibiale con la parte molle della coscia dell’avversario (generalmente la regione adduttoria o inguinale).

Fig.2

I fattori che determinano la corretta tecnica del calcio comprendono soprattutto un buon condizionamento delle capacità coordinative (sia generali che speciali), mentre non necessitano di un particolare sviluppo delle capacità condizionali (come la forza o la forza esplosiva). Diventa, inoltre, di fondamentale importanza l’acquisizione di un buon livello di elasticità muscolare e mobilità articolare.
Tra tutte le capacità coordinative, le più importanti sono: accoppiamento e combinazione, controllo motorio, differenzazione cinestesica ed equilibrio.
Accoppiare e combinare le differenti fasi di questo calcio, prevede la conoscenza del corretto timing di ognuna di esse, in maniera tale da renderle consecutivamente armoniche. Queste fasi possono essere suddivise in una fase iniziale, una centrale ed una finale:

  • La fase iniziale prevede l’applicazione di un concetto tipico del movimento umano e cioè, la messa in tensione della catena miofasciale per sfruttarne il ritorno elastico e rendere rapida l’esecuzione del movimento ed ampia l’escursione dell’arto che calcia. È ovvio che, la mancanza di questi due aspetti, determina un gesto lento e dalla limitata escursione. Nello specifico, la catena miofasciale coinvolta è quella flessoria, con l’interessamento dei muscoli addominali, grande psoas, iliaco, quadricipite ed in parte degli adduttori (si potrebbero citare anche il sartorio, gracile e tensore della fascia lata, ma non è facile determinare il contributo specifico di ogni singolo muscolo) e tutte le componenti della fascia crurale. Prevedendo di eseguire il calcio come da figura 1,  la messa in tensione della catena flessoria della gamba destra, viene effettuata con un preventivo passo avanti dell’arto inferiore sinistro, seguito immediatamente da un estensione del tronco, della regione lombare e dell’arto inferiore destro, che fa assumere a tutta la struttura la classica forma ad arco. Raggiunta la corretta tensione, l’arto inferiore destro viene “trascinato” dalla precedente messa in tensione della catena flessoria che, inoltre, contribuisce allo sviluppo di un momento facilitante la contrazione muscolare durante la fase iniziale dello slancio dell’arto;
  • La fase centrale parte dal momento in cui l’arto inferiore destro teso si stacca dal suolo ed arriva verticale a contattare il busto. È in questa fase che il controllo motorio, la differenzazione cinestesica e l’equilibrio, sono fondamentali per evitare di frenare il movimento, cadere e rischiare danni muscolo – tendinei. Il controllo motorio viene effettuato grazie alla graduale consapevolezza di ciò che sta avvenendo nelle strutture miofasciali ed articolari, in un unico termine “propriocezione”. Ciò consente di riconoscere le tensioni muscolari inadeguate (soprattutto nei posteriori della coscia dell’arto inferiore slanciato), di sviluppare un adeguato controllo della muscolare addominale (con conseguente doppia funzione: maggiore stabilità, dal momento che siamo in condizioni di equilibrio monopodalico, e allineamento verticale della colonna, grazie  alla corretta coordinazione intermuscolare tra retto dell’addome, trasverso e obliqui dell’addome) e verificare il corretto appoggio podalico al suolo (che deve avvenire con tutta la pianta e non sull’avampiede). L’acquisizione della capacità di differenzazione cinestesica, consente di svolgere azioni motorie differenti nello stesso gesto: in questo calcio, il soggetto deve essere in grado di differenziare l’azione dell’arto inferiore che appoggia la suolo e l’arto inferiore che calcia.  Mentre l’arto inferiore che viene slanciato sta attivando la catena flessoria, l’arto inferiore che appoggia al suolo sta attivando la catena estensoria, con l’obiettivo di mantenere il calcagno appoggiato al suolo e, insieme alla colonna diritta, mantenere il baricentro il più vicino possibile alla  verticale ottimale, che ha come conseguenza la diminuzione delle oscillazioni. Le azioni neuromuscolari appena descritte hanno come risultato un controllo agevole, efficace ed efficiente dell’equilibrio, legato alla gestione delle informazioni articolari e muscolo – tendinee di tutte le strutture coinvolte;
  • La fase finale riguarda la fase discendente dell’arto inferiore slanciato. La fase di rientro dell’arto, è tanto importante quanto la fase centrale perché non è, e non deve, per nulla essere passiva (come purtroppo è abitudine fare da molti praticanti), ma deve esserci un’attivazione precisa della muscolatura estensoria al fine di richiamare velocemente l’arto ma non perdere l’equilibrio nel momento del contatto al suolo del piede e soprattutto evitare che, il richiamo veloce dell’arto, costringa il busto a perdere la verticale.

L’ultima, e fondamentale, capacità da acquisire è l’elasticità. Per migliorare la qualità delle tecniche di gamba è importante conoscere con precisione quali siano le caratteristiche fondamentali delle tecniche di allungamento, che può sembrare scontato, ma vi assicuro che così non è. Lo stretching è una vera e propria attività, per cui si deve sapere quando farlo, quali sono gli esercizi migliori (in relazione alle strutture miofasciali che devono essere coinvolte), per quanto tempo e perché (in relazione alle strutture che si vogliono coinvolgere), come migliorarne l’efficacia grazie al coinvolgimento dell’addome, del torace, della respirazione e del bacino, come fare assistenza (per velocizzare il raggiungimento dell’obiettivo). Non essendo, però, argomento di questo articolo, vi propongo alcuni esercizi utili per il miglioramento del calcio Tiengangtui (ma che possono essere ovviamente integrati con altri esercizi):

Esercizio 1

 

 

 

 

 

 

 

la classica posizione dell’ostacolista, utile per l’allungamento dei posteriori della coscia con busto flesso sulla gamba distesa (prima immagine) e,  liberazione della rotazione esterna dell'articolazione coxo-femorale, con busto flesso a 45° (seconda immagine)


Esercizio 2

 

 

 

 

 

posizione propedeutica all’esercizio 3, utile per l’allungamento della catena flessoria, indispensabile per l’arto inferiore in appoggio al suolo durante il calcio.


Esercizio 3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

divaricata sagittale, utile per simulare la fase centrale del calcio, soprattutto nella posizione della seconda immagine.